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Stress e il sonno: come incidono sull’equilibro ormonale (parte II)

scritto da: D.ssa Monica Bossi
Medico chirurgo, specialista in Medicina Interna, Medicina Olistica e Omeopatia, Nutraceutica e Nutrizione Biologica. Docente universitaria in PNEI e Medicina Integrata e Preventiva.

Tra gli studi disponibili, riguardanti le conseguenze di una perdita del ritmo veglia-sonno fisiologicamente legato all’alternanza luce-buio, molto interessanti sono quelli che collocano la Melatonina nel ruolo di ormone coordinatore dei sistemi immunitario di riparazione e di contrasto alla degenerazione cellulare, nel controllo del metabolismo basale – sia per effetto diretto sia indiretto – in sinergia con altri ormoni che lo condizionano, come il cortisolo, la leptina e gli ormoni della tiroide. 

Tali alterazioni possono riguardare:

  • La sfera metabolica (sia per alterata sincronizzazione con la funzione tiroidea sia surrenalica). 
  • La sfera sessuale (sia di libido sia di caratteristiche del ciclo mestruale e della fertilità, per alterata pulsazione LH/FSH).
  • La plasticità della cellula nervosa, con alterazioni degli ormoni e neurotrasmettitori specifici (alterazioni del tono dell’umore) o della funzione cerebrale in senso lato (malattie degenerative neurologiche, deterioramento cognitivo, etc).
  • La perdita del controllo immunitario, sia nel riconoscimento tra self e non self (e origine di malattie autoimmunitarie), sia nella perdita del controllo di riparazione adeguato del DNA o distruzione di cellule alterate e anarchica crescita delle cellule (malattie degenerative e neoplastiche).

Contrastare gli effetti deleteri del “tilt” ormonale

Di seguito, alcuni suggerimenti su come gestire e contrastare gli effetti deleteri di questo “tilt” ormonale, tramite l’utilizzo terapeutico della melatonina al dosaggio di 1/2 mg die (cosa si intende per die?al giorno, è una dicitura in latino. Va bene), in un orario compreso entro un intervallo tra i 60 e i 120 minuti dal coricamento notturno o (per i turnisti), nel pre-addormentamento, per periodi e dosaggi definiti insieme al vostro medico o specialista.

Il cortisolo 

La melatonina rappresenta un vero e proprio “antidoto” all’effetto non voluto del cortisolo, situazione che si può verificare in particolare nello stato di stress attivato e nelle terapie prolungate con cortisone. Gli organi bersaglio di danno dal cortisolo e dell’effetto protettivo della melatonina, in questi casi, sono:

  • L’ippocampo: è noto l’effetto di degenerazione ippocampale secondario a livelli elevati e persistenti di cortisolo, con conseguente alterazione o perdita della principale funzione di questo organo: la memoria. In generale, inoltre, l’effetto protettivo si estrinseca anche nel contrastare gli effetti potenzialmente psicogeni del cortisolo (ansia, ipereccitazione, disinibizione, insonnia, difficoltà di concentrazione). Oltre la melatonina, un ormone antagonista al cortisolo con effetto di protezione ippocampale (anche contro gli effetti di questo tipo secondari all’eccesso di glutammato proveniente da alcuni cibi), è il DHEA. 
  • Il sistema immunitario: se è fondamentale il ruolo del cortisolo nel controllo dell’infiammazione e nel controllo del dolore (situazione che non deve essere contrastata con la melatonina in condizioni di terapie cortisoniche a basso dosaggio, come l’artrite reumatologica, dove si è visto che, durante il calo notturno fisiologico delle concentrazioni del cortisolo nel sangue, si assiste a una recrudescenza della sintomatologia dolorosa), il potenziale negativo è dato proprio dal suo effetto sulla ridotta capacità difensiva mediata dalla via immunitaria cellulo-mediata. Nelle situazioni di perdita dell’equilibrio circadiano dei livelli plasmatici del cortisolo (che fisiologicamente risulta alto nel mattino e più basso dal pomeriggio, a meno di terapie o stato di stress attivato), infatti, si assiste a un dirottamento dalla risposta immunitaria Th1 (cellulare e citotossica) a quella Th2 (umorale anticorpale, tramite i linfociti B), con anche alterazione di altre vie di regolazione (Th3, con funzione regolatrice e Th17, Th9, Th22). La conseguenza è la perdita di una capacità difensiva, attraverso una infiammazione acuta- efficace (verso, principalmente, virus e batteri) con, invece, una iper o dis-modulazione della risposta anticorpale, con risposta infiammatoria subdola e cronica, inefficace (e di possibile induzione di patologie a carattere autoimmunitario).
  • Il sistema metabolico: l’azione di modulazione si esprime, a tal livello, contrastando gli effetti diretti del cortisolo su: iperfagia, incremento della glicemia e del colesterolo endogeno, potenziale effetto minerale corticoide e di ritenzione idrica, disregolazione di ormoni sinergici al cortisolo quale insulina (con facilità all’insorgenza della Sindrome Metabolica) e tiroidea.

Gli ormoni tiroidei

Se l’azione diretta della tiroide è esplicata dalla forma attiva dell’ormone tiroideo (fT3), la sua conversione, e quindi attivazione e conseguente disponibilità in circolo, dipende dall’efficienza di organi e sistemi ormonali che devono a loro volta essere in equilibrio come: il fegato, i livelli di cortisolo del sangue, i livelli di prolattina del sangue (considerata quest’ultima tra i fattori infiammatori e potenzialmente cancerogeni del nostro organismo).

Le implicazioni di una corretta funzionalità tiroidea o meno si avranno a livello di:

  • Sistema metabolico e ossidoriduttivo: è nota la funzione fisiologica degli ormoni tiroidei sul mantenimento del metabolismo di base (capacità a ingrassare o dimagrire), sulla funzionalità ossidoriduttiva (produzione di radicali liberi in equilibrio o in eccesso) e sulla vitalità delle capacità mentali e fisiche (freschezza e lucidità mentale, capacità di concentrazione, memoria, tono dell’umore in senso depressivo o ansioso/ossessivo).
  • Sistema immunitario: oltre alle funzioni indirette degli ormoni tiroidei sulle vie del sistema immunitario, è nota la funzionediretta del TRH (definito “realesing factor” ipotalamico, è in realtà una molecola ad azione sistemica  e pleiotorpica estesa al “semplice” controllo dell’asse TSH-tiroide, e svincolato, nella sua produzione ipotalamica, dalla concentrazione di questi ultimi) su una via particolarmente efficace del controllo della degenerazione cellulare e di difesa verso batteri, germi e virus, rappresentata dalla via delle transferrine. Suo, inoltre, è il ruolo chiave come molecola per invertire l’orologio dell’invecchiamento: rigenera i testicoli in animali molto vecchi e ripristina anche la funzione renale nelle infiltrazioni sclerotiche renali. Sembra inoltre produrre una rigenerazione delle cellule beta nel pancreas di animali diabetici. 

Gli ormoni della fame: leptina e grelina

È stato osservato che chi passa una notte poco riposante, per qualità o durata, al risveglio tenderà a scegliere alimenti ad alto contenuto calorico, ricchi di grassi o zuccheri, che soddisfano il gusto ma non aiutano il senso di sazietà, condizionando invece la scelta alimentare (in senso sbagliato) per tutto il resto della giornata. In particolare, in uno studio di metanalisi del 2015 – diretta da Julie Shlisky, ricercatrice al New York Obesity Research Center Nutrizione presso il Saint Luke’s-Roosevelt Hospital Center – durante il giorno, in soggetti privati del sonno (dopo 2 notti consecutive con solo 4 ore di sonno), venivano riscontrati elevati livelli di grelina (28% in più) e un abbassamento dei livelli ematici di Leptina (18% in meno). Questo si associava a uno spiccato senso di fame (24% in più) per il resto della giornata, soprattutto verso i dolci (da grelina) e una difficoltà a saziarsi (per la leptina). Ricordo inoltre che la scelta qualitativa del pasto serale condiziona la possibilità di dimagrire o mantenere il peso forma attraverso:

  • L’appesantimento del sistema epatico (dove avviene lo stimolo di conversione degli ormoni tiroidei ad opera della leptina).
  • L’appesantimento, conseguente al punto precedente e direttamente alla qualità del cibo ingerito, del microbiota intestinale, vero e proprio laboratorio energetico del nostro sistema metabolico, ma anche ormonale.
  • L’effetto di incremento di una situazione di acidosi metabolica tissutale a basso grado, fisiologicamente presente dalle ore 15 in poi.
Consigli utili

In conclusione, gli aiuti consigliabili sono i seguenti:

Periodiche integrazioni di melatonina, a dosaggio individualizzato, a seconda dell’obiettivo (regolarizzazione dell’effetto protettivo del sonno nei turnisti, contrasto dell’effetto del cortisolo in situazioni di stress o terapie croniche cortisoniche, utilizzo preventivo in famigliarità verso malattie neoplastiche, regolarizzazione “a monte” di sistemi ormonali compromessi come quello tiroideo o sessuale), arricchite, tenendo conto del caso personale, con selenio (vero e proprio sostenitore e promotore di una efficace funzionalità tiroidea) e zinco (catalizzatore enzimatico di diversi processi antiossidanti).

Attenta scelta del pasto serale:

  • Leggero in grassi saturi e proteine animali acidificanti (in questo caso, per esempio carne rossa da associare a verdure basificanti o amare).
  • Saltuariamente (nota, si parla di pasti?) a base di carboidrati (scelti però tra quelli poveri in glutine, tra grano saraceno, quinoa, riso integrale per esempio, e conditi con alimenti ricchi in sali minerali e di controllo dell’indice glicemico come: olio extravergine d’oliva a crudo, mandorle, bacche di gogj, o sole verdure). Oppure, di alimenti ricchi anch’essi del precursore della serotonina (e quindi della melatonina), ossia il 5 ht: carne bianca, latte vaccino (per esempio da assumere quando stanchi, con semolino di riso cotto) o poca frutta come prugne o banane (3 prugne disidratate oppure 1/2 banana usata come dessert, in purea con il limone, o con il cioccolato fondente).
  • Dare un ritmo, come possibile costante all’orario del sonno notturno.
  • Aiutarsi con altri integratori con finalità:
    1. Probiotici e immunomodulanti
    2. Antiossidanti
    3. Fitoterapica di regolazione degli ormoni alterati, cortisolo e prolattina in primis

BIBLIOGRAFIA

Dr Pierpaoli: the Melatonine Miracle

Ader R., Cohen N., Felten D.: Psichoneuroimmunology : interaction betwenn the nervous system and the immune system. The Lancet 345,14, 1995.

Mandrup-Poulsen T., Nerup J., Reimers JI. et al: Cytochines and endocrine system. I. The immunoendocrine network.  European Journal of Endocrinology. 133:360-71, 1995

Mandrup-Poulsen T. Nerup J., Reimers J.I. et al: Cytochines and endocrine system. II. Roles in substrate metabolism modulation of thyroidal and pancreatic endocrine cells functions and autoimmune endocrine diseases. European Journal of Endocrinology 134, 21-30, 1996.

New York Obesity Research Center Nutrizione | Ore di sonno | Sleep deprivation | Stile di vita
on 22 maggio 2015

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