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Quella da Covid 19: la pandemia dell’approssimazione e dell’ignoranza

scritto da: D.ssa Monica Bossi
Medico chirurgo, specialista in Medicina Interna, Medicina Olistica e Omeopatia, Nutraceutica e Nutrizione Biologica. Docente universitaria in PNEI e Medicina Integrata e Preventiva.

Immaginate una persona che, guidando, abbia un incidente stradale e finisca sotto un camion, morendo, ahimè, sul colpo. Per qualche “strano” motivo gli viene fatto un tampone, risultando positivo per Covid-19. Il risultato? Il signore è molto per coronavirus. Questa, seppur molto enfatizzata, è la quotidiana e approssimativa realtà. Una situazione dove l’ultimo “luminare” dà il suo “parere” sulla banalizzazione del dover distinguere i numeri tra soggetti solo infetti (ovvero positivi al covid-19) senza aver sviluppato la malattia, i pazienti che hanno i sintomi, quindi la malattia, quelli affetti che hanno sviluppato in modo lieve il disturbo (simil raffreddore o influenza), quelli che hanno sviluppato la polmonite interstiziale (la manifestazione più potenzialmente pericolosa di questo virus), i soggetti morti per polmonite perché già affetti da altre patologie e, non  meno importante, il dato (che, come valutato a oggi, è del 10%) dei tamponi… falsamente positivi.

In sostanza:

  • Soggetti solo infetti e non sintomatici o soggetti falsamente infetti.
  • Soggetti infetti – che hanno sviluppato la malattia virale lieve, che passerà da sola – o polmonite che poi è guarita.
  • Soggetti deceduti con il Covid-19 e non per il Covid. Perché l’infezione è arrivata su uno stato immunitario già compromesso, perché in epoca anziana o per altre problematiche. I dati attuali che dovrebbero essere seguiti e diffusi, con conseguenti disposizione dalle autorità politiche per una informazione scientificamente oggettiva e competente, sono quelli redatti – autorità assoluta in questo campo – dall’Istituto Superiore della Sanità, che evidenzia quanto descritto nella foto (fonte: ISS del 18.3.2020), riportando inoltre che quasi il 50% dei deceduti aveva tre o più patologie.

Inoltre:

  • Non esiste “immunità” da coronavirus e né esisterà. Questo virus (come quelli della sua famiglia, i coronavirus, a cui appartiene anche quello del raffreddore) è in continuo mutamento, perciò non arrestabile da un vaccino statico per una sola sua forma.
  • Le vere categorie a rischio sono:
    • Anziani (per co-morbidità o intrinseca fragilità del sistema immunitario).
    • Fumatori (per incapacità del sistema cosiddetto cigliare delle vie respiratorie a eliminare, attraverso un muco efficace, il virus che ha attecchito).
    • Pazienti già in trattamento con altri farmaci (si sta studiando molto la possibile affinità tra i farmaci “ace-inibitori” usati per l’ipertensione e la maggior aggressività del virus, sebbene agenti su un enzima Ace un po’ diverso da quello su cui agisce questo virus).
    • Soggetti già affetti da altre patologie: tumori, malattie degenerative, diabete, obesità, malattie infiammatorie della sfera osteo-articolare-muscolare, affezioni croniche bronco respiratorie come la BPCO, l’asma etc, cardiopatie di vario genere, dove il sistema immunitario è già compromesso, quindi, come per tutti gli altri virus, non così efficiente a combatterlo.

Il dilagare del pressapochismo e la poca comprensione

Quello che emerge da una disamina oggettiva e competente delle modalità semplicemente “biologiche, fisiologiche e mediche” dell’attività di questo virus e che – allo stesso tempo – fa arrabbiare e sconfortare molto (rispetto a questo tipo di vera “epidemia dell’ignoranza”) studiosi come la sottoscritta, sono i seguenti punti:

  • Il dilagare del pressapochismo dell’informazione. La disinformazione è ormai quasi un inevitabile risultato di un’ondata di ignoranza o approssimazione (non concepibile in questo campo!), assurda (come quella del giornalista che rifiuta di dare i dati reali dell’ISS “per non creare confusione”), paragonabile a uno Tzunami.
  • L’inevitabile poca comprensione da parte della popolazione “non tecnica” su quello che sta accadendo e che passa da una “opinione medica” all’altra, quando, in realtà, la medicina, così come la scienza e la biologia, non sono opinioni ma conoscenza e umile e continuo aggiornamento.
  • La completa mancata attenzione verso il reale e pandemico problema della salute attuale, che rende poco “forti i soggetti” rispetto a un virus potenzialmente poco aggressivo come questo.

I motivi che rendono “poco forti” i soggetti

Per quale motivo affermo che questa mancata attenzione possa rendere poco “forti i soggetti” rispetto a un virus potenzialmente poco aggressivo come questo? La spiegazione è la seguente:

  • L’utilizzo inappropriato di antibiotici che, prima o poi, ci renderanno totalmente sprovvisti di strumenti efficaci verso altri ben pericolosi agenti batterici.
  • L’uso inappropriato e quotidiano di farmaci cosiddetti “sintomatici”, che non fanno che “nascondere” potenziali debolezze del sistema immunitario già in atto o che “mascherano” uno stato infiammatorio già presente.
  • La presenza dilagante di uno stato infiammatorio nella gran parte della popolazione mondiale che predispone alla gravità di questo – per altri versi – innocuo virus. Sappiamo, infatti, che la sua aggressività è strettamente correlata all’esplosione di molecole dell’infiammazione con azione specifica sugli alveoli polmonari (le citochine come la IL6), normalmente già presenti in situazioni così diffuse e non adeguatamente gestite come: l’obesità (tanto da essere chiamata “obesite”), il diabete etc, ma, ancora più diffusamente e subdolamente, in tutte quelle situazioni quotidiane di infiammazione ingannevole cronica silente, secondaria a:
    1. Alimentazione infiammatoria.
    2. Attivazione del sistema immunitario legata a un quadro di disbiosi intestinale e conseguente attivazione infiammatoria.
    3. Utilizzo errato di farmaci o integratori.
    4. Inadeguato utilizzo del proprio corpo: mancanza di attività motoria (non si intende per forza sport ma anche solo il muoversi).
    5. Mancata esposizione al sole e all’aria aperta.
    6. Cattiva gestione dello stress quotidiano (fatto, anche fuori da questo momento che stiamo vivendo, di troppi obblighi, obiettivi lontani o illusori, di pochi momenti di gratificazione vera, di poco godimento delle vere semplici e sostanziali priorità della vita).

Riflessione finale

Questo rende altrettanto inarrestabile e contagiante la totale abolizione del rispetto verso la salute dell’uomo e, di pari passo, il dilagante approccio fatto di un uso inappropriato di farmaci, vaccini, privazioni e costrizioni. Di conseguenza, la domanda che mi pongo, e che mi ‘esplode’ dal cuore e dalla testa di medico, è questa: siamo destinati veramente a una Medicina di manipolazione, di approssimazione, di confutazione delle basi fisiologiche della salute umana, e di, per contro, superbia di chi continua a ignorare, con l’ottusità propria dei “piccoli” o del volere di pochi poteri che ci gestiscono? Ringrazio una volta in più i miei pazienti perché capaci di rispettare sé stessi, la logica delle cose e la natura dell’uomo, permettendo così di seguire e di far praticare ancora, la così rara arte medica.

Per approfondimenti leggi:

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