Quali sono gli eventi più frequenti in cui, ognuno di noi, può incorrere nella quotidianità?
Presto detto:
- Non riuscire a dimagrire, oppure, tendere a ingrassare senza apparente motivo.
- Soffrire di disturbi di attacchi di panico, piccola depressione o stato ansioso.
- Avere difficoltà a perseverare in un progetto.
Molto spesso è facile, almeno per gli ultimi due eventi, trovare una spiegazione più o meno plausibile del perché ciò accada: un periodo particolarmente intenso di lavoro associato a frustrazioni, rammarichi, piccole o grandi rinunce, oppure scontri più o meno grandi in famiglia (partner, figli). Il risultato è una percezione di “disadattamento” rispetto al momento che si sta vivendo, con sensazione di essere “scarichi”, e quindi incapaci di venirne fuori. Se è più facile la percezione di qualcosa che “non sta funzionando bene” nei casi sopra riportati, è ben più difficile ciò che si verifica molto spesso in situazioni dove in realtà la nostra mente (sia dal punto di vista cognitivo, ossia lucidità, concentrazione, capacità creative e di reazione, sia del tono dell’umore) e il nostro corpo vanno avanti per inerzia, senza l’attenzione giusta per il momento che si sta vivendo, né per un possibile progetto, né per il proprio corpo.
Quello che si verifica nel secondo caso, in pratica, è il rischio di vivere quotidianamente di abitudini:
- Fare le stesse cose.
- Pensare allo stesso modo.
- Mangiare allo stesso modo (e le stesse cose).
- Non sentire (in senso di percezione) il proprio corpo.
Conseguenze del (non) vivere
Le conseguenze di questa “modalità del (non) vivere”, potranno essere più o meno gravi a seconda del sistema salute interessato e della durata di questo meccanismo avviato.
- Una “semplice” ansia di prestazione occasionale potrà sfociare in uno stato ansioso con o senza disturbi del sonno, attacchi di panico, sindromi ossessive, o impossibilità ad affrontare imprevisti
- Un “semplice” calo del tono dell’umore temporaneo, potrà evolvere in una apatia mentale con difficoltà a provare entusiasmi verso novità, progetti, coinvolgimenti; o una incapacità a cambiare le cose, anche quelle percepite come assolutamente sbagliate perché dannose per noi (situazioni relazionali o lavorative deleterie per motivi più o meno evidenti).
- Un’occasionale difficoltà digestiva percepita potrà evolvere in uno stato di affaticamento digestivo cronico, con disturbi di gastrite o dispepsia o altri intestinali, con incapacità di riconoscere la causa scatenante o – situazione forse peggiore – l’incapacità a percepire che c’è un problema digestivo, e perseverare in questo stato.
- Da un’iniziale oscillazione di peso – con percezione di accumulo saltuario di liquidi – si potrà incorrere in una tendenza progressiva a ingrassare senza capirne il motivo (a parità di modalità di movimento e di pasti introdotti), a una incapacità a dimagrire di quei pochi chili in eccesso (ricordando che solo poco tempo prima bastava apporre qualche piccola modifica allo stile di vita o alimentare per riscontrare una reattività soddisfacente del proprio corpo), a sviluppare più o meno stagionalmente situazioni di fortissima ritenzione idrica con inevitabile aumento di peso (in questo caso da liquidi e non da grasso accumulato ma sufficiente per causare ulteriori fonti di frustrazione).
Perché ciò accade?
Ma perché tutto questo può essere così pericoloso per il nostro stato di salute e perché ciò accade?
La vita che ognuno di noi svolge quotidianamente, per carico di lavoro, responsabilità (sia lavorative sia famigliari), frenesia dei ritmi o – quando questo accade – per sovraccarico di eventi destabilizzanti (separazioni traumatiche, lutti, delusioni, stanchezze fisiche non ascoltate, e, ora lo sappiamo, sovraccarichi alimentari di tipo infiammatorio) porta quasi inevitabilmente a “spostare la nostra attenzione” dal “noi” a ciò che ci sta attorno: le priorità dei figli, il condizionamento del partner, la preoccupazione e dedizione verso un proprio caro (ad esempio un genitore ammalato), gli obiettivi sul lavoro. Con il risultato che non ci accorgiamo di ciò che ci sta accadendo o meglio, facciamo finta di non accorgercene perché sempre in proiezione degli altri invece che di noi.
Il “quasi inevitabilmente” è legato alla capacità di taluni di rallentare, di fermarsi di… percepirsi! Aiutandosi, dedicando una parte del proprio tempo a qualcosa che li fa star bene (un gioco, uno sport un hobby) o interrompendo il meccanismo di inerzia del pensiero costruito e finalizzato (con la meditazione, con discipline più a carattere istintivo e spontaneo come il ballo, alcuni sport con animali, con il volontariato… in definitiva, facendo qualcosa di completamente diverso dalla propria routine prestabilita e definita da altri, e magari di improvvisato).
La non percezione di sé stesso
Il “non sentirsi” porta a perseverare nel… non sentirsi: questo accade per tutti i sistemi (mentali, digestivi e fisici) di cui abbiamo appena parlato. Con il rischio che, un semplice sintomo, da disturbo divenga malattia (più o meno reversibile). Considerando il nostro organismo come un meraviglioso complesso di sistemi continuamente in comunicazione tra di loro (il sistema psicologico, neurologico, ormonale e immunitario), al fine di mantenere l’Equilibrio Salute è bene riportare “ordine”, eliminando la “tentazione” attraverso cui questa originaria armonia di intenti cede costantemente. Per capirci meglio… solo se accade un evento improvviso, o di breve durata, l’azione sinergica dei sistemi sarà improntata a “reagire in modo efficace”, risolvendo il problema. Se però il fattore disturbante persiste, subdolamente, o si trova di fronte a un organismo già provato, la tentazione dei sistemi sopra riportati sarà quella di non reagire, o meglio, di innescare piccole (e non efficaci) reazioni (del sistema immunitario, di quello psicologico o di quello metabolico-ormonale) che riportino l’organismo su un nuovo equilibrio. Un equilibrio di inerzia, di ottimizzazione delle (poche) energie a disposizioni (sessuali, mentali, vitali e metaboliche). Un equilibrio, in ultima analisi, di sopravvivenza! Uno stato associato a una non percezione di sé stessi, e che, seppur innescato per buoni propositi, può portare l’organismo ad ammalarsi.
Per capire meglio il concetto, riporto due esempi classici:
Massimo, 40 anni:
Predisposizione costituzionale a una personalità altruistica ma anche arrendevole, associata a poca autostima. Di tendenza passata alla buona salute, lo vedo in uno stato di sovrappeso, ai limiti dell’obesità, di tipo non infiammatorio – a basso rischio, cioè, di eventi cardiovascolari – stato di profonda apatia mentale (ha completamente rinunciato nel tempo, per priorità legate alla gestione della famiglia e del lavoro, a quelli che erano i suoi – come li chiamava – “salvavita”: il gioco del calcio bisettimanale con gli amici, e un hobby di fotografia), con tendenza all’insonnia e alla depressione, impotenza sessuale e abbattimento del sistema immunitario (con frequenti eventi di tipo parassitario/micotico).
Giorgia, 50 anni:
Tendenza costituzionale a una personalità solare e empatica, molto creativa e di rinnovazione e evoluzione (sia lavorativa sia personale). Di tendenza passata a problemi digestivi di tipo gastritico e colitico che occorrevano soprattutto in situazioni di stress acuto (esami, scontri relazionali, etc), associata contestualmente a piccoli sgarri alimentari di tipo eccitante (alimenti dolci e salati). La vedo in situazione di severo stato infiammatorio sistemico e digestivo con gastrite, sindrome da reflusso gastro-esofageo, difficoltà digestive scarsamente definibili e contestualizzabili da una causa specifica ma associate a estremo e persistente gonfiore addominale, con obesità viscerale con classico quadro di sindrome metabolica: rialzo ormonale di insulina (fattore estremamente infiammatorio e promuovente meccanismi metabolici viziosi di obesità, diabete mellito, e eventi cardiovascolari), ipertensione arteriosa borderline, situazione infiammatoria. Riferisce progressivo attaccamento al lavoro, sua valvola di sfogo e fonte di soddisfazione, per progressivo annullamento della propria identità sessuale, esigenze e istinti personali, per scelta del partner di astensione dai rapporti sessuali, ormai già da circa quindici anni, e di totale mancanza di condivisione di interessi, per priorità di vita diverse.
Altri esempi possono riguardare pazienti con insorgenza di malattie tumorali (in particolare del seno in giovani donne senza fattori di rischio ma con conflitti emotivi persistenti) e degenerative neurologiche o immunitarie (associate a pregressi di continue rinunce e privazioni essenziali o rabbie inespresse).
Dal punti di vista medico o, meglio, Psico-Neuro-endocrino-Immunologico, ciò che succede è il risultato di quell’assestamento dei sistemi facenti capo alla nostra salute, appunto, su un nuovo livello di equilibrio, quello più “conveniente” per l’organismo (senza stimoli né soddisfazioni dal punto di vista mentale, senza grosse reazioni né risoluzioni dal punto di vista immunitario, senza percezione né consumo, dal punto di vista digestivo e metabolico), ma allo stesso tempo illusorio dal punto di vista della salute, perché molto vicino alla evoluzione verso la malattia.
Ciò che scopriamo dalle recenti conoscenze è che tutto ciò che concorre ad un iniziale stimolo irritativo o disturbante del sistema dello stress (di questo stiamo parlando), concorre a realizzare quell’inerzia di reazione dell’organismo, inconsapevole e facilmente evolvente in malattia, difficile da gestire e prima ancora da percepire. In particolare:
- Focalità infiammatorie digestive con alterazione del Microbiota Intestinale: vero e proprio macro-organismo, interattivo con il nostro, è costituito da ceppi specifici di batteri condizionanti, in uno stato di equilibrio “giusto” o “sbagliato”, la produzione ormonale (con effetti secondari non solo sull’umore, sulla sfera cognitiva, ma anche sulla vitalità sessuale, sulla ciclicità mestruale e sugli effetti – sia nell’uomo che nella donna – potenzialmente cancerogeni), quella di molecole di infiammazione (vere e proprie protagoniste, le citochine, di una risposta cognitiva ed emotiva di assuefazione e dipendenza e – in ultima analisi – di perseveranza a vivere nell’abitudine, oltre che di uno stato infiammatorio sistemico o localizzato, che rappresenta un continuo stimolo subdolo di stress), e del controllo del metabolismo (a partire dalla semplice capacità di digerire i pasti utilizzando le nostre risorse energetiche e, quindi, dimagrendo).
- Infiammazione cerebrale: intesa – stando agli ultimi studi – come stato condizionato di produzione e di circolazione cerebrale di molecole infiammatorie, neurotrasmettitori, ormoni, a sua volta condizionante sia la nostra sfera cognitiva (concentrazione, lucidità mentale, insonnia, precoce deterioramento) sia quella dell’umore (depressione o apatia, stato ansioso e altri disturbi). Tale stato infiammatorio risulta secondario a meccanismi primariamente della sfera cognitiva-emozionale (di personalità o tendenze caratteriali) o all’effetto di ormoni dello stress (come il cortisolo, la prolattina, l’istamina responsabili di un vero e proprio rimaneggiamento di strutture come l’amigdala, centro delle emozioni, o l’ippocampo, sede della memoria, o di antagonismo verso altri neurotrasmettitori importanti per il benessere mentale come la dopamina, la serotonina, l’acetilcolina) o a quello di molecole di infiammazione proveniente da altre focalità (come appunto il microbiota, o altre specifiche dell’organismo, ma anche il cibo quotidiano).
- Alimentazione quotidiana: espressione potenziale di “dieta del benessere”, dieta della dipendenza o dieta della felicità, a seconda di tipologia degli alimenti e delle loro combinazioni.
Percepire il proprio stato di equilibrio
Come si fa a percepire un possibile stato di equilibrio – in cui ci si trova – potenzialmente sbagliato?
Non avendo abitudini
Il nostro sistema dello stress, in condizioni di iniziale calo dell’umore, legato a un evento esterno, al persistere di un dolore o di una qualche infiammazione, tenterà continuamente di non farci reagire, di deprimerci, di cedere allo sconforto, o all’isolamento. È fondamentale aiutarsi facendo forza sulla propria volontà, promuovendo una parte attiva del quotidiano, che ci distragga da noi stessi (dal pensiero negativo), dal problema (per esempi un dolore), dall’inesorabile inerzia a peggiorare o a non reagire (e questo vale anche per tutti i momenti di vita in cui si è sottoposti a terapie croniche o situazioni di mobbing o di stress famigliare o lavorativo), attuando per esempi dei ritmi giornalieri che rappresentino un impegno costruttivo: svegliarsi prima e dedicare il tempo per noi per una passeggiata all’aria aperta o altra attività fisica; dandoci un ordine dei pasti, soprattutto in chi tende alle abbuffate o agli eccessi (questo favorirà la soddisfazione ed eviterà di cedere a tentazioni sbagliate), distraendoci dalle nostre solite cose (e pensieri e negatività), improvvisazioni con gli amici o a fare cose che normalmente non facciamo. Per esempio:
- Cambiando alimentazione! in particolare variandoil più possibile, iniziando però col togliere per un periodo (e poi in misura adeguata) gli alimenti di per sé fonte di infiammazione/dipendenza/assuefazione: gli zuccheri e i carboidrati semplici, gli alimenti salati (formaggi, salumi, etc), gli alimenti raffinati e di derivazione industriale.
- Dedicandosi a un progetto: attività fisica o hobby.
- Togliendo le focalità infiammatori, intervenendo con la terapia giusta: farmacologica quando serve, o naturale fito o gemmoterapica, nutraceutica o omeopatica o di altre discipline (meditazione, Pilates, agopuntura etc) che dovrà essere di ripristino dell’Equilibrio Salute.