Nel post precedente abbiamo visto l’importanza dell’unità funzionale – microbiota intestinale-integrità di mucosa -nel favorire o meno il nostro metabolismo basale.
In sostanza, più ci si sente gonfi, o affetti da irregolarità intestinale, più si potrà avere la tendenza ad ingrassare (a prescindere dalle calorie del cibo introdotto quotidianamente), o a mal assimilare l’apporto nutritivo.
Un “laboratorio” digestivo che funziona bene dà segno di sé, anche dopo un pasto, con:
- Il mantenimento della lucidità e della freschezza mentale.
- La pancia non è gonfia, non è appesantita, non si accompagna a un senso di acidità di stomaco o reflusso.
Sarà fisiologico, invece, sentirsi pieni o satolli dopo un pasto occasionale più ricco (il classico pranzo della domenica o delle feste ad esempio).
L’intestino, un’estensione del sistema immunitario
Oltre ad essere un laboratorio metabolico, quello intestinale è un vera e propria estensione del sistema immunitario, perché capace di:
- Discriminare ciò che arriva dall’esterno e che risulti tossico, batterico, virulento, o in generale “sbagliato” per noi.
- Tollerare (non innescando una risposta infiammatoria a scopo eliminatorio o dannosa) le molteplici linee batteriche presenti sulla mucosa del nostro tratto digestivo (dalla bocca all’ano).
Quando, però, viene perso l’equilibrio locale, questi perfetti meccanismi di rispetto tra ambiente e organismo, vengono a mancare. Questo accade:
- In occasione di un sovraccarico tossinico o microbico – dall’esterno o dall’intestino stesso – per disbiosi (alterazione degli enzimi e della flora batterica all’interno dell’intestino) e conseguente perdita dei rapporti tra linee batteriche simbiontiche e patobiontiche): effetto “stranger”.
- In occasione di uno stimolo primariamente infiammatorio della mucosa intestinale (che si verifica nella sindrome del colon irritabile, in quella dell’intestino permeabile e nelle malattie croniche infiammatorie come il Morbo di Crohn): effetto “danger”, ovvero l’iniziale stimolo infiammatorio diventa reclutamento immunitario, precocemente diretto verso la mucosa dell’organismo stesso.
Studi recenti – e ancora in essere – hanno individualizzato tipologie diverse del microbiota intestinale, cui corrisponde una diversa predisposizione ad ammalarsi di specifiche patologie locali (le stesse malattie croniche infiammatorie come il Morbo di Crohn, sindromi diarroiche e dispeptiche, gastrite atrofica Helicobacter Pylori associata etc) e sistemiche (allergie, psoriasi, patologie reumatologiche, del sistema cognitivo, compreso l’autismo, ed emotivo, incluse le sindromi depressive e gli attacchi di panico, dell’apparato urinario e genitale, come cistiti intercorrenti e poco responsive alle terapie antibiotiche, vaginiti da Candida ricorrenti e vestibolite).
Gli Enterotipi
A oggi si distinguono 4 tipologie di Enterotipi a seconda della prevalenza della linea batterica.
ENTEROTIPO 1:
prevalenza ceppo Bacteroides (60-70%), è il più resiliente, ma anche il più fragile se si assumono terapie antibiotiche.
ENTEROTIPO 2:
tipico dei vegetariani /vegani per attuazione di una alimentazione povera (inteso in alimenti a valore nutrizionale alto come le proteine animali). Prevale il ceppo Pravotella, mostra una resilienza intermedia e, forse, si associa a ipertensione arteriosa ma sembra essere di protezione verso la sclerosi multipla.
ENTEROTIPO 3:
prevalenza del ceppo Ruminococco. Più resiliente del tipo 2, è associato a minor motilità intestinale.
ENTEROTIPO 4:
ancora in definizione.
La medicina del (prossimo e imminente) futuro, ossia quella integrata e funzionale, non può prescindere dalla valutazione e interpretazione dal grado di equilibrio (o meno) del microbiota intestinale, come primo movente di una delle patologie sopra accennate.
Vestibolite, l’infiammazione che condiziona la vita della donna
In questa occasione ricordo la vestibolite: una infiammazione dei tessuti che circondano il vestibolo vaginale, una patologia molto più frequente di quanto sembri perché, spesso, non diagnosticata. I disturbi sono parte delle cause della patologia e parte delle conseguenze della stessa, in un meccanismo complesso che, se non affrontato in senso antinfiammatorio – sia in senso lato sia del microbiota intestinale – diventa cronico o comunque condizionante per la vita della donna a causa di:
- Dolori durante rapporti sessuali (dispareunia).
- Bruciore (e rossore) locale.
- Vaginiti (batteriche, micotiche).
- Consensuali infezioni urinarie ricorrenti (cistiti).
La difficoltà di interpretazione e cura di questo disturbo è legata alla stessa complessità dei fattori causali e di quelli che si sovrappongono, formando, dunque, un circolo vizioso.
Fattori causali:
- Attivazione di una via specifica del sistema immunitario (quello dei mastociti, cellule liberatrici di istamina).
- Iperattività dei muscoli del pavimento pelvico.
- Iperattività del sistema del dolore periferico (alle terminazioni nervose locali) e centrale (per abbassamento della soglia del dolore).
Fattori consensuali:
- Vaginiti batteriche o micotiche (Linea Candida) ricorrenti.
- Cistiti ricorrenti.
- Sindrome depressiva (potenzialmente esacerbata dallo stato di disbiosi intestinale).
L’approccio terapeutico integrato troverà l’aiuto dello specialista ginecologo e di quello di medicina integrata o funzionale, che userà strumenti farmacologici di sintesi o naturali (fitoterapia e nutraceutici), e la nutrizione di riequilibrio (antiinfiammatoria e anti disbiotica).